Devo confessare che quando il Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca ha definito Halloween “americanata che è monumento all’imbecillità” ho avuto un sussulto. Eh si, perché in realtà a Napoli la tradizione del “dolcetto o scherzetto” non è qualcosa che abbiamo importato dai paesi anglosassoni, ma un’usanza molto più radicata nella cultura partenopea di quanto si possa credere.
Esiste, infatti, una vecchia poesia di Domenico Iaccarino del 1875, che racconta del venditore di cascettelle, un’usanza scomparsa che risaliva al giorni dei morti: i bambini, con salvadanai di legno, cartone o latta a forma di bara, si divertivano ad andare in giro per i vicoli agitandole e scorrazzando in gruppetti per fermare i passanti al cui indirizzo intonavano una cantilena:
Signurì ‘e Muorte
sott ‘â Péttola Che Nce Puorte
e Nce Puorte ‘e Cunfettiélle
signurì ‘e Murticiélle!
Molti, un po’ intimoriti dei bambini o temendo di essere scherniti davanti agli altri o soltanto per simpatia e divertimento, contribuivano inserendo qualche spicciolo nella preziosa urna. E il contenuto, via via, tintinnava sempre di più. Poi quelle monetine o si usavano per acquistare il torroni dei morti o si davano in beneficenza a quelle chiese come Santa Maria del Purgatorio ad Arco, dedicate soprattutto al culto dei morti, oppure venivano investiti in bomboloni e fili di liquirizia, torroni e radici da succhiare.
Anche Eduardo De Filippo, in “Filumena Marturano”, racconta delle “cascettelle”: “…ambo due e con tre figli da crescere, andai ad abitare al vicolo San Liborio, basso numero 80, e mi misi a vendere sciosciamosche, cascettelle p’’e muorte e cappielle ‘e Piererotta”, mentre su “Il Giorno” del 1 novembre 1904 ne da notizia anche Matilde Serao: “Domani mattina, a Dio piacendo, saremo svegliati da un’orchestrina originale di strumenti non molto melodiosi, ma per compenso sufficientemente assordanti. Centomila scatolette di cartone, debitamente segnate col teschio tradizionale e le immancabili ossa incrociate, faranno risuonare per tutte le vie di Napoli, per tutti i vicoli, per tutti i cortili, per i pianerottoli delle nostre scale, i soldini che vi sono piovuti dentro, attraverso la sottile fenditura, ed il rullo di questo strano tamburino ci accompagnerà da per tutto, e, dovunque, un bambino, due bambini, dieci bambini ci affronteranno, ci stringeranno in mezzo, ci sgusceranno tra i piedi, agitando la cascettella e strillando in tutti i toni: “Signurì, ‘e muorte!”. E’ nel nome dei morti, che l’infanzia chiede la sua mancia, domani: è con questa invocazione pietosa che essa vi domanda il piccolo obolo. E gli occhietti vi interrogano ansiosi, e spiano le vostre mosse; e lampeggiano felici quando la vostra mano si tende, e l’obolo è dato: “Signurì, ‘e muorte!”. Oh, date pure un soldino a questi bimbi che ve lo chiedono gaiamente, agitando la cascettella crocesegnata, e si sparpagliano con un grido di gioia, quando sono contentati…”.
L’anno scorso, durante lo spettacolo “Le Stelle della Magia” al chiostro della chiesa di San Domenico Maggiore, ho portato in scena un numero di mentalismo facendo rivivere, a modo mio, questa antica usanza ormai perduta.
Altro che americanata! Su Identità Insorgenti trovate molto materiale sui festeggiamenti dei morti a Napoli.
La festa di Halloween, invece, da qualche anno diffusa anche in Italia, ha origini oscure, ma alcune tracce possono essere identificate in alcune feste celtiche diventate poi cattoliche, oltre ad alcuni riti medievali che probabilmente si sono poi diffusi in tutta Europa.
Halloween, infatti, ha origine dall’antica festa celtica precristiana di Samhain, che veniva celebrata la notte del 31 ottobre. I Celti, vissuti oltre duemila anni fa nell’area oggi identificabile come Irlanda, Regno Unito e Francia settentrionale, credevano che i morti tornassero sulla terra a Samhain. Nella notte sacra, le persone si riunivano per accendere falò, offrire sacrifici e rendere omaggio ai morti.
Durante le celebrazioni celtiche di Samhain, gli abitanti del villaggio si travestivano con costumi fatti di pelli di animali per scacciare i fantasmi e preparavano banchetti lasciando del cibo per placare gli spiriti indesiderati. Nei secoli successivi, le persone iniziarono a vestirsi da fantasmi, demoni e altre creature malvagie, esibendosi in buffonate in cambio di cibo e bevande. Questa usanza, nota come mumming, risale al Medioevo e si pensa che sia un antecedente della pratica oggi nota come “dolcetto o scherzetto”.
A partire dal IX secolo, il cristianesimo si diffuse nelle terre celtiche, dove gradualmente si mescolò e sostituì i riti pagani ben più antichi. Nel 1000 d.C. la Chiesa designò il 2 novembre come il giorno dei morti, le cui celebrazioni in Inghilterra somigliavano alle commemorazioni celtiche di Samhain, complete di falò e mascherate.
I poveri visitavano le case delle famiglie più ricche e ricevevano dolci chiamati “torte dell’anima” in cambio della promessa di pregare per le anime dei parenti defunti dei proprietari di casa. Conosciuta come “souling”, la pratica è stata successivamente ripresa dai bambini, che andavano di porta in porta chiedendo doni come denaro e cibo.
Anche in Italia, e nello specifico al Sud, troviamo usanze simili: si apparecchiava la tavola per la cena aggiungendo un posto in più per i defunti e fino a pochi anni fa, in molte zone della Campania (e in altre regioni italiane) era assolutamente normale lasciare cibo e bevande per i visitatori della notte speciale, così come il commentare, il giorno dopo, vedendo i piatti lasciati intatti, che i morti non avevano avuto appetito e avevano solo bevuto un po’ d’acqua (quella evaporata).
Usanze antiche e complesse – testimoniate tra l’altro anche da sant’Agostino – che prevedevano anche piatti particolari, come le fave. Un legume assai singolare, come si scopre leggendo Ovidio e Plinio: “In essa si trovano le anime dei morti e per questo viene adoperata nei sacrifici in onore dei propri defunti”.
In Scozia e in Irlanda, i giovani prendevano parte ad una tradizione chiamata “guising”, ovvero vestirsi in costume e accettare offerte da varie famiglie: invece di impegnarsi a pregare per i morti, però, cantavano una canzone, recitavano una poesia o raccontavano una barzelletta prima di raccogliere il loro dolcetto, che in genere consisteva in frutta, noci o denaro.
Nel Sud Italia questo passaggio di doni si può ritrovare in Sicilia, dove sono proprio gli spiriti che nella notte tra il primo e il 2 novembre lasciano la loro dimora e vanno a rubare a pasticcieri e mercanti quanto poi doneranno a bambini loro parenti che siano stati buoni. Anche in Puglia i regali si scambiavano in quella data, con i bimbi che trovavano una calza piena di regali ai piedi del letto.
All’inizio del XX secolo, le comunità irlandesi e scozzesi hanno fatto rivivere le tradizioni del Vecchio Mondo di “souling” e “guising” negli Stati Uniti. Negli anni ’20, tuttavia, gli “scherzetti” erano diventati l’attività di Halloween preferita dai giovani turbolenti, al punto che molte città vietarono di festeggiarlo.
Durante la Grande Depressione, infatti, i festeggiamenti per Halloween si trasformarono in atti di vandalismo, aggressioni fisiche e sporadici atti di violenza ed alcune teorie ipotizzano che gli scherzi eccessivi ad Halloween abbiano portato all’adozione diffusa di una tradizione di “dolcetto o scherzetto” organizzata e basata sulla comunità negli anni ’30, tendenza bruscamente ridotta con lo scoppio della seconda guerra mondiale, quando il razionamento dello zucchero significava che c’erano ben poche prelibatezze da distribuire.
Al culmine del baby boom del dopoguerra, “dolcetto o scherzetto” tornò a far parte a pieno titolo delle usanze di Halloween, diventando rapidamente una pratica normalissima per milioni di bambini nelle città americane e nei sobborghi di nuova costruzione. Non più vincolate dal razionamento dello zucchero, le aziende di caramelle hanno lanciato campagne pubblicitarie nazionali specificamente mirate per Halloween, portando gli americani a spendere, oggi, circa 2,6 miliardi di dollari in caramelle e il giorno stesso è diventato la seconda festa commerciale più grande della nazione!
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